Per capire la situazione linguistica è conveniente conoscere un po' di storia. Le origini dell'italiano affondano nella lingua latina. Nel secolo VIII a. C. una tribù dei Latini stanziati nel Lazio fondò Roma, e a partire dal secolo successivo praticò una politica fortunata di scambi e commerci, di annessioni e conquiste, che ben presto ne fece un popolo potentissimo. Il latino parlato in una piccolissima area nel sec. VIII, si arricchì con le parlate delle popolazioni vicine e divenne una lingua di dominio e di cultura e accompagnò le sorti vittoriose dell'espansionismo romano, sino a diventare nel giro di pochi secoli la lingua ufficiale dell'Impero Romano.
Dal Latino si originarono successivamente le lingue romanze (italiano, francese, spagnolo,ecc) e anche i dialetti tuttora parlati nella penisola italiana.
Non c'è una data in cui muore il latino e nasce l'italiano o lo spagnolo: c'è invece un graduale trapasso del latino nei diversi volgari (il latino parlato dal popolo). Le varietà del volgare sono innumerevoli e ciascuna domina su una piccola zona. Il poeta Dante Alighieri con la sua opera "La Divina Commedia", pone al centro della scena culturale e linguistica italiana, dal Trecento in poi, la sua lingua il volgare fiorentino.
Progressivamente il toscano di base fiorentina si afferma come strumento di comunicazione anche scritto nelle diverse regioni d'Italia e tutti gli altri volgari acquisiscono la categoria di "dialetti" (sec. XV-XVI).(I.E.I. Progetto Argentina (Da pag. 3 a 21). Questo è il motivo per cui in Italia, accanto alla lingua nazionale ci sono tanti dialetti.